Parlare di adolescenza vuol dire parlare di una età della vita che ha in sé molti aspetti complessi. Una complessità non da intendersi nella sua accezione negativa di cosa difficile implicante disordine, confusione ecc., ma come risorsa, ricchezza da scoprire, come possibilità necessaria, inevitabile da permettersi per poter crescere. Di questa adolescenza ne hanno parlato e ne parlano in tanti (basta entrare in una libreria per rendersi conto di quanto sia discusso questo argomento (questo dà credito alla complessità di cui si diceva), per cui il presente articolo si inserisce come voce tra le tante voci che hanno trattato il tema dell’adolescenza. Vorrei però farlo, più che con un travaso di informazioni, ricette, consigli, invitando ad una riflessione su alcuni aspetti che rappresentano non solo un momento importante per l’adolescente, ma che coinvolgono anche le persone adulte che interagiscono con lui.
Cominciamo con qualche considerazione di carattere generale, nel senso che l’adolescenza si inserisce in un ciclo della vita che potremmo sintetizzare parlando di 7 tappe, ciascuna delle quali caratterizzata dal manifestarsi di un bisogno e contemporaneamente dalla ricerca di soddisfare questo bisogno.
In sintesi:
1°tappa (nascita/6 mesi): bisogno di esistere
2°tappa (6-18/24 mesi): bisogno di esplorare
3°tappa (18mesi/3 anni): bisogno di pensare, di separarsi
4°tappa (3/6anni): bisogno di identificarsi, di socializzare
5°tappa (6-12anni):bisogno di riuscire, di essere competenti
6°tappa (13/19anni): bisogno di individualizzarsi
7°tappa (dai 19 anni): bisogno di emanciparsi
Come si può notare, la prima caratteristica peculiare di questa 6° tappa è rappresentata dal bisogno di individualizzarsi, il che significa bisogno di trovare un’identità distinta da quella degli altri (coetanei, famigliari..). C’è un’evoluzione rispetto alle tappe precedenti, ma questo implica una reintroduzione nella vita dell’adolescente di tutti gli elementi delle tappe precedenti, per espandere e rafforzare un nuovo modo di essere, di fare, di pensare, di identificarsi e di riuscire.
In altre parole, più che aggiungere nuovi elementi alla personalità egli ripercorre, in modo sparso, tutti i temi delle fasi precedenti, rivedendo se stesso con un maggior distacco dall’ambiente famigliare.
Essere consapevoli come adulti di questi bisogni è il primo passo per poter mettere in atto poi delle modalità adeguate, che vadano nella direzione di permettere al ragazzo di costruire una buona visione di sé, di sentirsi degno di agire in modo autonomo la propria sessualità e individualità.
Quindi, per esempio, nell’adolescente:
– il bisogno di esistere si esprimerà con una grossa spinta verso l’autonomia, anche se ricompaiono bisogni di dipendenza (si cerca la vicinanza dei genitori per poi provocarli). E’ forte l’urgenza di trovare una conferma di ciò che si è. Essi hanno bisogno di sentirsi dire che vanno bene così come sono.
–Il bisogno di esplorare si esprimerà con la voglia di allargare i propri confini spazio-temporali; si ha voglia di cambiare posto, si è attratti dalla possibilità di viaggiare, di fare nuove esperienze, dalla ricerca di sensazioni nuove; si desidera non mettere limiti al proprio tempo. Il proprio corpo, che è in cambiamento, è il terreno su cui fare esperienza.
–Il bisogno di pensare, separarsi si esprimerà con la voglia di esprimere la propria opinione su tutto, assumendo atteggiamenti oppositivi, continuando a dire No, cercando di trovare conferme nel gruppo.
–Il bisogno di socializzare, identificarsi si esprimerà con la creazione di nuove amicizie del proprio sesso e la curiosità su tutto ciò che riguarda la sessualità ed affettività. Nella ricerca della propria identità c’è quella relativa alla propria identità sessuale.
–il bisogno di riuscire si esprimerà nel desiderio di affermarsi nella vita e per farlo si costruiranno grandi ideali, cercando di abbattere quelli dei genitori; si vuole essere trattati da adulti, alla pari.
E’ quindi importante che gli adulti, rispondano a questi bisogni con dei permessi adeguati. Sottolineo la parola permessi perché è la chiave di lettura per interpretare e cercare di comprendere questa tappa evolutiva. Un permesso non è da intendersi come una concessione di libertà illimitata a fare e a dire quello che si ritiene e si vuole, ma come messaggi positivi (verbali e non verbali) che costituiscono delle autorizzazioni allo sviluppo autonomo. Questi messaggi positivi devono riguardare tutti gli aspetti delle tappe precedenti, dal momento che, come abbiamo detto, l’adolescente rivive in modo diverso quei bisogni sentiti e sperimentati precedentemente e che oggi sente in misura maggiore.
A fronte di questi bisogni, i permessi saranno indirizzati a dare conforto, conferma, sostegno a questi passaggi, momenti, esigenze sentiti (attraverso messaggi verbali e non verbali, impliciti ed espliciti; a questo proposito sono molto importanti la congruenza tra quello che si dice e quello che si fa perché i figli adolescenti, e non solo, sono molto attenti ai comportamenti degli adulti).
In sintesi il significato dei messaggi-permesso da trasmettere dovrebbe essere questo :
-E’ OK PER TE PRENDERE POSTO TRA GLI ADULTI, RIUSCIRE E SCOPRIRE LA TUA SESSUALITA’(esistere/essere)
-E’ OK E VA BENE CHE TU SAPPIA ASCOLTARE I TUOI SENTIMENTI E BISOGNI (esistere/essere)
-E’ OK CHE TU DIVENTI AUTONOMO E RESPONSABILE DEI TUOI COMPORTAMENTI (esplorare)
-SEI SEMPRE IL BENVENUTO IN QUESTA CASA (sicurezza)
-ANCHE SE CRESCI PUOI CONTARE SUL MIO AFFETTO (crescere, riuscire, pensare, separarsi).
Non sempre i genitori sono disposti ad accettare la crescita del proprio figlio/a come naturale; alcune volte non se ne accorgono nemmeno. Se da un lato può essere chiaro il cambiamento dal punto di vista fisico in quanto il corpo si rende visibile in modo diverso da prima, dall’altro lo è meno dal punto di vista psicologico.
Ciò che avviene all’esterno è espressione di ciò che muove all’interno. Lo sconvolgimento ormonale, nel corpo che si modifica e si colora di nuove forme, segue lo sconvolgimento psicologico, emotivo, affettivo. Interno ed esterno sono inseparabili e questo nell’adolescenza è molto visibile; nella vita adulta un po’ meno.
Un altro aspetto è quello riguardante la sessualità. La dimensione sessuale, l’identificazione sessuale riguarda la ricerca della propria differenza; consiste nell’integrare oltre all’immagine del corpo sessuato, le qualità affettive ed emotive del proprio sesso; presume la capacità di mettersi in relazione con gli individui appartenenti all’altro sesso. Questa ricerca non è scevra dal provare sentimenti ambivalenti. E’ in questa polarità affettiva che l’adolescente si trova e a volte fatica a riconoscere come risorsa; anzi il più delle volte viene vissuta come intralcio, impedimento, limite ad una stabilità, coerenza, verità che cerca su di sé. Qui si inserisce l’importanza di una adeguata risposta dell’adulto nell’educare ad una sessualità che sappia:
- riconoscere il valore e la bellezza del proprio essere uomo e donna; trasmettere quindi, con il proprio essere, una immagine, un’idea positiva della sessualità maschile/femminile. Questo dipende molto da come si percepisce la propria sessualità e dal vissuto che in qualche modo agisce a livello inconscio. Sono contento di essere maschio/femmina?
- Comprendere la dimensione sentimentale-affettiva; riconoscere come fatto positivo questa polarità, ambivalenza di sentimenti vuol dire dare legittimità a quello che si è e si prova. E’ il primo passo verso una consapevolezza che, in seguito, permetterà di non alienare una parte di noi stessi ma di gestire, contenere la variabilità e la contraddizione presente nel corpo. Quindi più che fare istruzione-informazione sessuale è importante fare educazione affettiva-sentimentale, nel senso di cui si diceva.
Tutto questo è ovvio che non viene spontaneo e naturale. Come genitori e adulti sappiamo quanto sia difficile e faticoso relazionarsi con un figlio adolescente. L’adolescenza è una sfida per i genitori, mette a dura prova la capacità degli adulti di accettare i cambiamenti, di modificare la prospettiva sul mondo, di saper trovare delle risposte “intelligenti” a nuove situazioni. “Non lo riconosco più” è la frase tipica dei genitori angosciati che guardano il loro figlio. E’ difficile riconoscere il loro “bel bambino” che è stato, in quello strano essere che porta vestiti di tre taglie più grandi, che porta l’orecchino e si è tagliato i capelli in modo strambo. E’ una sfida che occorre saper accettare senza abdicare al proprio ruolo di adulti e genitori, sapendo che, come in ogni sfida, si può rimanere feriti ma nello stesso tempo si possono anche fare delle nuove e sorprendenti scoperte.
E’ possibile, quindi, vivere e gestire questo momento se facciamo attenzione ai bisogni sia dell’altro sia nostri. Ci prepariamo in tal modo a creare le premesse, le condizioni perché il fiore, per usare la metafora del titolo, possa sbocciare e aprirsi alla bellezza della vita, senza dimenticare che anche noi adulti, nell’interazione con l’adolescente, siamo coinvolti in questo processo di metamorfosi, di crescita in quanto l’ adolescenza del figlio in qualche modo rimanda, fa da specchio alla nostra adolescenza di un tempo. E nella misura in cui questa è stata vissuta positivamente in ogni suo aspetto, allora più facili e positive saranno le modalità di interazione che sapremo trovare.
Gli Specialisti del Centro per la Famiglia