Le sfide della genitorialità

Molto spesso durante la giornata un genitore vuole che i propri figli facciano subito

alcune cose: mettiti subito le scarpe, sali subito sul marciapiede, entra subito in casa,

smettila subito di fare rumore. Se i bambini non ubbidiscono il nostro livello di stress

aumenta rapidamente. Se poi ci sentiamo sotto pressione perché siamo in ritardo, o ci

sentiamo in imbarazzo perché siamo in pubblico o siamo preoccupati, il livello di stress

aumenta ulteriormente. Infine le preoccupazioni per il lavoro o per altri aspetti della

nostra vita non fanno che aggiungersi a questo stress.

Quando siamo calmi il nostro “cervello razionale” ci permette di ragionare in modo

lucido. Riusciamo a riflettere sulle cose e ci comportiamo in modo costruttivo. Quando,

invece, ci sentiamo sotto pressione il nostro corpo e il nostro cervello reagiscono di

conseguenza: i muscoli si irrigidiscono, il battito cardiaco aumenta e il cervello entra in

stato di panico. Il nostro “cervello emotivo” prende il sopravvento, non riusciamo più a

pensare in modo lucido e reagiamo in modo emotivo. Quando proviamo un senso di

panico, impotenza o disperazione possiamo facilmente reagire con esplosioni di rabbia,

colpendo degli oggetti o urlando. Tendiamo a dire cose che in realtà non vorremmo dire

e facciamo cose di cui poi ci pentiremo.

Queste sono reazioni del tutto normali, che i genitori conoscono bene. Tuttavia ogni

volta che reagiamo in questo modo indeboliamo il rapporto con nostro figlio. E quanto

più spesso reagiamo in questo modo, tanto più questo rapporto si indebolisce.

Cosa possiamo fare per reagire

in modo più costruttivo in queste

situazioni

È importante riconoscere che queste situazioni si vengono a creare improvvisamente,

provocate da problemi momentanei, non molto gravi (situazioni che richiedono

soluzioni immediate). I nostri obiettivi in situazioni di questo genere sono spesso diversi

da quelli di lungo termine. In queste situazioni dovremo cercare di concentrarci di più

sugli obiettivi di lungo termine piuttosto che sugli obiettivi di breve termine.

COSTRUIRE UN BUON RAPPORTO GENITORI-FIGLI

CERVELLO RAZIONALE

Reagisce in modo razionale

quando il livello di stress è basso

CERVELLO EMOTIVO

Reagisce in modo impulsivo

quando il livello di stress è alto

Se riusciremo a farlo, lo stress che proviamo in quei particolari momenti diventerà

un’opportunità di dare ai nostri figli preziosi insegnamenti.

Immaginate di osservare la situazione che state vivendo attraverso l’obiettivo di una

macchina fotografica. Con questo obiettivo potrete “zumare in avanti” o “zumare

indietro”. Se zumate in avanti riuscite a vedere soltanto i problemi di breve termine,

provate lo stress e reagite solamente a quello che sta accadendo in quel particolare

momento. Se invece zumate indietro riuscite ad avere una visione più ampia del contesto

in cui si svolge quell’avvenimento; potrete così vedere i fattori che hanno contribuito a

creare quella particolare situazione, quale potrebbe essere la vostra reazione e persino

quale effetto essa potrà avere su eventi futuri.

Avendo una visione più ampia del contesto potrete comprendere meglio i motivi del

comportamento di vostro figlio e anche quale insegnamento apprenderà a seconda della

vostra reazione. Utilizzando questo approccio, quindi, comincerete a comprendere

quanto sia importante concentrarsi sugli obiettivi a lungo termine anche in situazioni

che richiedono una soluzione immediata.

Il primo passo per instaurare un buon rapporto con vostro figlio è quello di individuare i

vostri obiettivi a lungo termine.

Gli obiettivi della genitorialità

Per comprendere quanto sia importante concentrarsi sugli obiettivi a lungo termine

anche in situazioni di stress a breve termine immaginate la seguente situazione:

È un tipica mattina. Vostro figlio/a si sta preparando per andare a scuola e si sta facendo

tardi.

Prima di tutto pensate a cosa volete che faccia subito vostro figlio/a. Probabilmente

penserete a obiettivi quali: vestirsi, fare colazione, lavarsi i denti, preparare lo zaino per

andare a scuola. Questi sono i vostri obiettivi a breve termine.

Vostro figlio/a si sta gingillando e notate che si sta facendo sempre più tardi.

Dite a vostro figlio/a di fare presto, ma lui/lei non si sbriga.

Ora riflettete su quello che state provando. Cosa sta succedendo al vostro corpo,

all’espressione del viso, alla voce? I muscoli si irrigidiscono, aumenta il battito cardiaco,

assumete un’espressione seria e alzate la voce. E poi che emozioni provate? Probabilmente

il livello di frustrazione sta aumentando velocemente e provate un senso di panico e di

rabbia.

Ripetete a vostro figlio/a di fare presto, ma sembra che lui/lei ora si muova ancora più

lentamente. Parlate con un tono di voce arrabbiato e vi muovete per casa agitandovi e

dicendogli/le che se continua così arriverete tardi al lavoro.

Cosa state pensando in questa situazione? Forse state pensando: “lo so che è in grado di

fare presto. Lo sta facendo apposta per farmi fare tardi” o forse pensate: “Perché non mi

ascolta mai? devo assolutamente FARLO ascoltare” o forse pensate: “Come si permette,

adesso gli faccio vedere io chi comanda”.

E poi che cosa fate? Molti genitori in una situazione del genere cominciano ad urlare.

Dicono cose come: “Se non sei pronto in due minuti ti lascio qui” o “Perché fai sempre

così?” o “È possibile che non impari mai?” A volte minacciano di punire il bambino,

dandogli una sculacciata o togliendogli un gioco. A volte minacciano di portarlo a scuola

anche se non ha finito di vestirsi. Alcuni genitori afferrano il bambino, lo scuotono, lo

picchiano, lo insultano con parole come “stupido”.

Ora, cosa succede al bambino in una situazione del genere? Di solito quando il nostro

cervello emotivo prende il sopravvento non ci rendiamo più conto di quali sono gli

effetti delle nostre azioni sui nostri figli. Se riuscissimo a zumare indietro vedremmo che

anche il bambino è sempre più agitato e spaventato dalla nostra rabbia e dalle nostre

minacce. I bambini inoltre possono sentirsi profondamente feriti e mortificati dai nostri

insulti. Quando li puniamo possono sentirsi non amati o non desiderati. Tutte queste

reazioni inibiscono il cervello razionale e quindi a questo punto il bambino reagisce con

il suo cervello emotivo: si mette a piangere, sbatte i piedi per terra, oppure urla. Vostro

figlio si sente proprio come voi, e due persone in uno stato di panico non sono in grado

di risolvere un problema in modo costruttivo.

Una situazione del genere probabilmente si concluderà in questo modo: voi, molto

arrabbiati, accompagnate il bambino a scuola e al momento di salutarvi non gli fate un

sorriso né gli date un abbraccio. Una volta arrivati al lavoro il vostro cervello razionale

riprende il controllo e cominciate a sentirvi in colpa per quello che avete detto e fatto.

Vostro figlio a sua volta avrà difficoltà a seguire la lezione, si sentirà non amato, rifiutato

e abbandonato. L’insegnante a quel punto potrebbe provare a sua volta un sentimento di

frustrazione nei confronti del bambino che non lo ascolta. Il bambino, proprio pochi

minuti prima di cominciare ad affrontare una prova scritta, potrebbe ripensare al fatto

che gli avete dato dello “stupido”. Oppure proverà sentimenti di rancore e se la prenderà

con i compagni più piccoli. Anche voi a questo punto avete difficoltà a concentrarvi sul

lavoro perché vi sentite in colpa, vi vergognate del vostro comportamento e siete

preoccupati per vostro figlio. Quindi il vostro obiettivo a breve termine è probabilmente

stato raggiunto: siete arrivati al lavoro puntuali, ma sia il rapporto con vostro figlio che la

sua autostima sono stati danneggiati.

Ora immaginate questa situazione:

Vostro figlio/a è cresciuto. State per festeggiare il suo ventesimo compleanno.

Immaginate come sarà vostro figlio/a a quella età. Che genere di persona desiderate che

sia diventato?

Pensate a tutte le caratteristiche che sperate che vostro figlio/a abbia da adulto. Molti

genitori sperano che i figli diventino sicuri di sé, onesti, educati, sappiano provare

empatia per gli altri; ma anche che si impegnino negli studi o nel lavoro, siano

responsabili, giudiziosi e non violenti. È questo il genere di qualità che sperate di

ritrovare in vostro figlio/a?

Che genere di rapporto sperate di avere con vostro figlio/a quando avrà vent’anni?

Quali sentimenti sperate che provi per voi? Molti genitori sperano di avere figli che

vogliano loro bene, che passino volentieri del tempo con loro, che si rivolgano a loro per

consigli; ma anche che si interessino e si fidino di loro. È questo il tipo di rapporto che

sperate di avere con vostro figlio/a?

Quando pensate a tutte queste speranze che nutrite per il futuro state individuando i

vostri obiettivi a lungo termine.

23

COSTRUIRE UN BUON RAPPORTO GENITORI-FIGLI

QUANDO

IL CERVELLO

EMOTIVO PRENDE

IL SOPRAVVENTO

NON CAPIAMO PIÙ

QUALI SONO GLI

EFFETTI DELLE

NOSTRE AZIONI

SUI NOSTRI FIGLI

Ora pensate alla relazione che intercorre tra le vostre reazioni a situazioni di stress a breve

termine e i vostri obiettivi a lungo termine.

Quando urlate a vostro figlio/a gli state insegnando a essere una persona educata?

Quando lo picchiate gli state insegnando come risolvere i problemi senza ricorrere alla

violenza? Quando lo minacciate state instaurando un rapporto di fiducia con lui/lei?

I bambini imparano a gestire lo stress osservando i propri genitori. Se noi reagiamo

urlando, picchiando, insultando stiamo insegnando ai nostri figli l’esatto opposto di

quello che vorremmo. Ogni volta che reagiamo con il nostro cervello emotivo perdiamo

una grande opportunità: quella di indicare ai nostri figli una strada migliore.

La chiave per avere un buon rapporto e poter davvero insegnare quello che desideriamo

ai nostri figli è imparare a considerare i problemi che richiedono una soluzione

immediata come opportunità per raggiungere i nostri obiettivi di lungo termine.

Quando sentite che i muscoli si irrigidiscono, il battito del cuore aumenta, che il tono

della voce si alza state ricevendo un segnale: in quel momento avete l’opportunità di

insegnare qualcosa di importante a vostro figlio. Avete l’opportunità di insegnare a:

D gestire lo stress;

D comunicare con gentilezza anche in situazioni di tensione;

D gestire le situazioni conflittuali senza ricorrere alla violenza;

D tenere conto dei sentimenti degli altri;

D raggiungere il vostro obiettivo senza ferire gli altri a livello fisico o emotivo.

Le situazioni di stress e di tensione sono un’opportunità per dare il buon esempio ai

vostri figli. Ogni volta che gestite bene queste situazioni anche loro imparano a gestire

nello stesso modo il proprio stress.

Questa è una delle più grandi sfide per noi genitori: raggiungere i nostri obiettivi a lungo

termine realizzando allo stesso tempo anche quelli a breve termine. Come riuscirci?

Possiamo riuscirci concentrando il nostro cervello razionale sui due strumenti più efficaci

a disposizione di un genitore: l’affetto e i punti di riferimento.

24

CAPITOLO3

INDIVIDUARE I VOSTRI OBIETTIVI

A LUNGO TERMINE

FAR SENTIRE

IL PROPRIO AFFETTO

FORNIRE

PUNTI DI RIFERIMENTO

URLARE

SCHIAFFEGGIARE

MINACCIARE

INSULTARE

AFFERRARE CON FORZA

RISPETTO

Cosa possiamo fare per reagire

in modo più costruttivo in queste

situazioni

È importante riconoscere che queste situazioni si vengono a creare improvvisamente,

provocate da problemi momentanei, non molto gravi (situazioni che richiedono

soluzioni immediate). I nostri obiettivi in situazioni di questo genere sono spesso diversi

da quelli di lungo termine. In queste situazioni dovremo cercare di concentrarci di più

sugli obiettivi di lungo termine piuttosto che sugli obiettivi di breve termine.

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COSTRUIRE UN BUON RAPPORTO GENITORI-FIGLI

CERVELLO RAZIONALE

Reagisce in modo razionale

quando il livello di stress è basso

CERVELLO EMOTIVO

Reagisce in modo impulsivo

quando il livello di stress è alto

Se riusciremo a farlo, lo stress che proviamo in quei particolari momenti diventerà

un’opportunità di dare ai nostri figli preziosi insegnamenti.

Immaginate di osservare la situazione che state vivendo attraverso l’obiettivo di una

macchina fotografica. Con questo obiettivo potrete “zumare in avanti” o “zumare

indietro”. Se zumate in avanti riuscite a vedere soltanto i problemi di breve termine,

provate lo stress e reagite solamente a quello che sta accadendo in quel particolare

momento. Se invece zumate indietro riuscite ad avere una visione più ampia del contesto

in cui si svolge quell’avvenimento; potrete così vedere i fattori che hanno contribuito a

creare quella particolare situazione, quale potrebbe essere la vostra reazione e persino

quale effetto essa potrà avere su eventi futuri.

Avendo una visione più ampia del contesto potrete comprendere meglio i motivi del

comportamento di vostro figlio e anche quale insegnamento apprenderà a seconda della

vostra reazione. Utilizzando questo approccio, quindi, comincerete a comprendere

quanto sia importante concentrarsi sugli obiettivi a lungo termine anche in situazioni

che richiedono una soluzione immediata.

Il primo passo per instaurare un buon rapporto con vostro figlio è quello di individuare i

vostri obiettivi a lungo termine.

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